La migliore autoclave

La migliore autoclave per sterilizzazione

Guida ai diversi tipi di autoclave

Le autoclavi sono apparecchi che vengono utilizzati negli studi odontoiatrici per assicurare la sterilizzazione di tutti gli strumenti e di tutti i materiali impiegati nel corso della pratica professionale. Essi devono soddisfare gli standard di bio-sicurezza imposti dalle normative in vigore, a partire dalle linee guida del Decreto Legislativo numero 81 del 2008 (Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro) che definiscono le autoclavi come “apparecchiature che consentono di porre sotto pressione il vapore” e impongono che esse debbano rispondere ai requisiti della norma UNI EN 13060, in cui sono indicate anche le prove da effettuare per assicurarne le prestazioni.

Sul mercato sono attualmente presenti tre differenti tipologie di autoclavi per la sterilizzazione: autoclavi di classe N, autoclavi di classe S e autoclavi di classe B.

Ciascuna famiglia di autoclavi ha diverse caratteristiche tecniche che, anche in vista della normativa vigente, la rendono idonea o meno all’impiego nello studio dentistico. Ecco in dettaglio le tre tipologie:

Autoclavi sterilizzazione di classe N

Le autoclavi di tipo N sono caratterizzate da dimensioni ridotte, e servono a sterilizzare il materiale semplice. La lettera N sta per “naked solid products”, e indica i prodotti sciolti solidi. Tali autoclavi, dunque, non consentono di sterilizzare materiali tessili, carichi porosi o corpi cavi, ma nemmeno prodotti imbustati, in quanto le caratteristiche del ciclo non permettono di superare specifici test dal punto di vista fisico. Un’altra potenziale debolezza di questi strumenti va individuata nel fatto che la corretta penetrazione del vapore non è garantita: essa, infatti, dipende – tra l’altro – dalla presenza di vuoto iniziale, che non è richiesto in tali macchine. Le autoclavi di questa classe non sono quindi utilizzabili in uno studio dentistico.

Autoclavi di classe B

Pur avendo dimensioni contenute le autoclavi di classe B vantano prestazioni che possono essere paragonate a quelle fornite dagli impianti ospedalieri più grandi. In questo caso, la lettera B sta per “big small sterilizers”, cioè sterilizzatrici “piccole ma “grandi”. Qualunque tipo di carico, in effetti, può essere sterilizzato con un’autoclave di classe B: i materiali porosi, per esempio, ma anche i materiali imbustati, i carichi tessili e i corpi cavi, quali manipoli, turbine e cannule.

La classe B è quindi in grado di sterilizzare tutti i tipi di carichi, inoltre è dotata di pompa del vuoto integrata e funziona con un sistema di “vuoto frazionato”. In breve, l’autoclave, prima di dare inizio alla fase di sterilizzazione, compie tre cicli di svuotamento e riempimento della camera. In tal modo riesce ad estrarre le bolle d’aria anche dalle piccole cavità o porosità degli strumenti, permettendo al vapore di entrare in contatto con tutta la superficie interna ed esterna del dispositivo e di sterilizzarlo perfettamente.

La normativa di riferimento per queste attrezzature è la EN 13060, dedicata esplicitamente alle piccole sterilizzatrici a vapore (cioè a quelle che dispongono di una camera di sterilizzazione la cui dimensione è inferiore all’unità di sterilizzazione). In essa viene indicata, tra l’altro, la diversificazione dei cicli di sterilizzazione, che si distinguono in base alle caratteristiche del materiale da trattare (carichi solidi, carichi solidi con vacui vuoti di tipo A e carichi solidi con vacui vuoti di tipo B). Date le caratteristiche di questa classe e i livelli di efficienza e sicurezza previsti dalla normativa, quella di un’autoclave di classe B è pertanto l’unica scelta praticabile per lo studio dentistico.

Autoclavi di classe S

Le autoclavi di tipo S, infine, sono tutte le altre: si tratta, in pratica, della classe intermedia tra le autoclavi di tipo N e le autoclavi di tipo B, e le loro caratteristiche non sono definite da alcuna norma, nel senso che dipendono semplicemente dalle modalità con cui sono realizzate; per questo le loro prestazioni sono precisate solo dal produttore, e definite dal costruttore in funzione di specifici test. Inoltre la classe S è un’autoclave con pompa ma senza “vuoto frazionato”. Per tale motivo non garantisce la sterilizzazione dei corpi cavi, quali manipoli e turbine, rendendola di fatto non idonea all’utilizzo negli studi dentistici.

Le autoclavi per la sterilizzazione nello studio dentistico

Alla luce di quanto detto, date le caratteristiche di ciascuna famiglia di autoclavi e la normativa di riferimento, la miglior soluzione per uno studio dentistico è quindi l’autoclave di classe B. Ha un formato piccolo e, nonostante ciò, assicura performance di qualità, all’insegna della più elevata efficienza e dei più alti standard di sicurezza.

Tra i suoi punti di forza, meritano di essere menzionati l’ergonomia, che garantisce una notevole maneggevolezza, e i consumi ridotti, a vantaggio del risparmio energetico. Semplice da utilizzare, l’autoclave di classe B è sinonimo di igiene e di sicurezza, ma anche di praticità e di comodità.

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